Quello che vedete sugli scaffali dei supermercati europei, praticamente tutto ciò che mangiamo in Europa, è influenzato, almeno in qualche modo, dalla politica agricola comune dell’UE, ovvero la PAC. In poche parole, sono i soldi che l’Unione europea offre agli agricoltori.
LA POLITICA AGRICOLA EUROPEA IN TEMPO DI COVID-19
Con oltre 58 miliardi di euro all’anno, la PAC è senza dubbio il più grande fondo gestito da Bruxelles. A questo è andato il 39% dell’ultimo budget. Da questo dipende anche la creazione di posti di lavoro. Le regole per tutti gli Stati membri dell’UE sono stabilite da Bruxelles. Si tratta di una delle poche politiche in cui l’UE ha il pieno controllo.
Secondo Paolo de Castro, eurodeputato italiano, e coordinatore della Commissione per l’Agricoltura, sottolinea che la politica agricola è molto costosa ma allo stesso tempo si deve spiegare alla gente che questo budget non è solo per i 10 milioni di agricoltori ma per 450 milioni di persone.
Fino ad ora, la PAC ha lavorato attraverso due pilastri. Il primo: dare soldi agli agricoltori per sostenere i loro redditi. Il secondo, finanziare progetti nelle aree rurali per renderli posti più attraenti in cui vivere. La Commissione europea ha proposto una riforma della politica agricola comune che delinea 9 priorità specifiche. L’attenzione è concentrata sulla protezione dell’ambiente e della biodiversità.
La proposta prevedeva un fondo da 365 miliardi di euro per gli agricoltori affinché il bilancio potesse essere spalmato tra il 2021 e il 2027. Circa 5 miliardi di euro in meno all’anno rispetto a prima.
“Non abbiamo nemmeno chiesto un aumento del budget, dichiara Pekka Pesonen, Segretario Generale, Copa Cogeca (rappresentante degli agricoltori). “Abbiamo solo chiesto il favore di mantenere il livello standard, in modo da poter effettivamente fare gli investimenti necessari per una produzione più sostenibile e poter guadagnarci da vivere.”
Fonte: Euronews