Firenze, una delle città d’arte più famose al mondo, la terza più visitata d’Italia dopo Roma e Milano, si presenta stranamente vuota e tranquilla nel post emergenza Covid-19.
In tempi normali migliaia di turisti si riversavano da un monumento all’altro, da una bottega artigiana a un locale di degustazione.
Le botteghe artigiane rappresentano non solo una parte fondamentale dell’economia della città, ma anche il suo patrimonio culturale. Quasi tre mesi di serrata hanno colpito duramente queste attività, come il resto dell’economia italiana. Gli artigiani soffrivano già prima della deflagrazione della pandemia di coronavirus: circa 180.000 piccole aziende hanno chiuso nell’ultimo decennio e altre migliaia sono sull’orlo del collasso.
È il momento più duro perché i maestri artigiani possono pure riaprire, ma non hanno alcuna possibilità di essere raggiunti dalla propria clientela internazionale.
I vecchi mestieri sono a rischio di estinzione.
Gabriele Maselli, corniciaio, il cui negozio si trova nel centro della città, spiega le difficoltà del comparto: “Alcuni negozi non riaprono deliberatamente perché non ci sono turisti. Questi negozi devono pagare migliaia di euro per l’affitto o il mutuo, hanno dipendenti. In considerazione del fatto che il turismo non è decollato, preferiscono rimanere chiusi e ritardare la loro apertura in futuro”.
Le botteghe artigiane di Firenze sono attività storiche tramandate di generazione in generazione. Portano la memoria di questa città e del suo patrimonio culturale. Anche attraverso i sapori tradizionali per un turismo che, a Firenze, è sempre stato di socializzazione, oltre che sensoriale.
“La gente viene qui per socializzare: il cibo e il vino sono per loro mezzi di comunicazione. Purtroppo, in questi tempi straordinari, viene a mancare la vera missione di questo business: la socializzazione”.
Ponte Vecchio è il piccolo e caratteristico quartiere di orafi e gioiellieri, culla del Rinascimento italiano del XV secolo. Qui, gli artigiani hanno deciso di rimanere chiusi perché si sentono abbandonati dal governo.
La denuncia è delle associazioni di categoria: “Serviranno azioni incisive di promozione e di formazione per riportare i giovani in bottega, ma nell’immediato occorrono contributi diretti a fondo perduto. Altrimenti la grande tradizione dell’artigianato artistico fiorentino potrebbe essere davvero spazzata via”.
Fonte: Euronews
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