Ieri una scena di guerriglia urbana, un’area sgomberata a colpi di gas lacrimogeni dai dimostranti che la occupavano pacificamente e poi le foto della discordia, davanti a una chiesa episcopaliana vicina alla Casa Bianca, la mano destra sollevata a brandire una Bibbia. Oggi l’omaggio silenzioso davanti alla statua di Giovanni Paolo II affiancato dalla moglie Melania, nel piazzale del Santuario nazionale di Washington dedicato a Papa Wojtyla, per poi concedersi ancora agli obiettivi dei fotografi.
Il presidente americano Donald Trump ha scelto questa modalità per opporsi alle proteste per la morte dell’afroamericano George Floyd, che da Minneapolis ha scatenato un’onda di violenze arrivata a mettere a soqquadro anche New York. Ma la scelta dei simboli religiosi ha suscitato dure reazioni da parte della Chiesa cattolica locale, dopo analoghe rimostranze da parte episcopaliana.
“Trovo sconcertante e riprovevole – ha dichiarato l’arcivescovo di Washington Wilton D. Gregory – che qualsiasi istituzione cattolica accetti di essere manipolata e che di essa si faccia cattivo uso in maniera da violare i nostri principi religiosi, che invece ci chiamano a difendere i diritti di tutte le persone, anche di quelle con le quali possiamo non essere d’accordo” San Giovanni Paolo II, prosegue la nota, “era un ardente difensore dei diritti e della dignità degli esseri umani. Il suo lascito è una viva testimonianza di questa verità. Egli sicuramente non approverebbe l’uso di gas lacrimogeni e di altri deterrenti volti a silenziare, disperdere o minacciare queste persone solo per avere l’occasione di una fotografia di fronte a un luogo di preghiera e di pace”.