Il tribunale di Tunisi ha rinviato al 2 luglio l’esame del caso di Emna Chargui, una ragazza tunisina di 27 anni accusata di “attentato al sacro” e “istigazione alla violenza” per avere condiviso su Facebook un post ironico, intitolato “Sura del Corona”, che mette in relazione Islam e coronavirus e nell’aspetto ricorda le sure del Corano.
Decine di attivisti per i diritti umani si sono radunati davanti al tribunale per sostenere la ragazza, oggetto di insulti e minacce di morte sui social.
“Sono davvero spaventata perché non avevo cattive intenzioni – ha detto Chargui all’Afp – non pensavo che un’azione del genere potesse raggiungere una tale dimensione e portare a delle minacce. Non ho alcuna protezione, sono arrivata al punto di temere per la mia vita. La mia vita è cambiata. Non ho più un futuro in Tunisia, non sono al sicuro”.
Tutto è cominiciato il 2 maggio, quando Chargui ha condiviso il post di un amico algerino che vive in Francia. Immediata la reazione delle autorità: il 4 maggio la magistratura ha aperto un indagine in base all’articolo 6 della Costituzione, secondo cui “lo Stato si impegna a proteggere la religione e a prevenire qualsiasi violazione della stessa”, e il giorno dopo la ragazza è stata convocata dalla polizia.
In difesa di Chargui si sono schierati Amnesty e l’Osservatorio nazionale per la difesa dello stato di diritto, che ha sottolineato la necessità di rispettare la libertà di espressione e di fede. Se condannata Chargui rischia da uno a tre anni di reclusione e una multa fino a 2mila dinari (634 euro circa).
Fonte: Euronews