I viticoltori italiani chiedono di poter utilizzare le loro rimanenze per produrre gel disinfettante per mani.Due mesi e mezzo di lockdown per combattere l’epidemia di Covid-19 hanno messo in ginocchio un settore strettamente legato all’attività di bar, ristoranti e alberghi.
La vendemmia 2020 si avvicina e gran parte delle cisterne in cantina è ancora piena, ponendo un problema di spazio e di strategia.
“Lavoro nella cantina della mia famiglia da 30 anni e sono presidente della cooperativa Emilia Wine – dice Davide Frascari, che rappresenta anche i produttori di Lambrusco della provincia di Reggio-Emilia – e non mi è mai capitato di arrivare a fine maggio con le cisterne piene. I grappoli sono già sugli alberi e nell’arco di tre mesi devono essere raccolti”.
I silos pieni sono un problema in vista della vendemmia 2020. Questo eccesso di prodotto sul mercato ha difficoltà ad essere smaltito: il lockdown, con la conseguente chiusura di bar e ristoranti, ha causato un crollo delle vendite pari almeno al 50%.
Una delle possibilità per preservare la salute della pianta è la cosiddetta “vendemmia verde”, che consiste nel potare la vigna prima che l’uva sia matura, evitando che i grappoli marciscano sui rami.
I viticoltori preferirebbero però non ricorrervi anche perché andrebbero a distruggere il proprio lavoro e si esporrebbero ad un rischio: se, dopo la potatura, il raccolto di quest’anno si rivelasse particolarmente scarso, non raggiungerebbe volumi di produzione abbastanza redditizi.
Da qui la proposta. “Usare il vino più scadente per fare gel disinfettante – prosegue Frascari – migliorerebbe la qualità media che offriamo e andrebbe anche a fornire al Paese un prodotto divenuto importantissimo nella lotta contro il Covid-19”.
Fonte: Euronews