Crisi sanitaria ed equilibri politici: la 73esima assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si riunisce ed è già teatro di frizioni: sul tavolo la risoluzione, appoggiata da 122 Paesi, per un’indagine indipendente sulla gestione della pandemia.
Sullo sfondo i rapporti tesi tra Stati Uniti e Cina e la mancata presenza di Taiwan, sollecitata da Washington e da altri Paesi europei in veste di osservatore, a cui Pechino si oppone.
Il veto di Pechino alla presenza di Taiwan comincia a pesare: il governo cinese non ha infatti mai riconosciuto lo status d’indipendenza dell’isola ed è a oggi l’unico a poter sedere alle riunioni dell’OMS.
Il ministro degli Affari esteri di Taiwan suggerisce anche la via da seguire: “Affinché Taiwan possa essere presente all’Assemblea Nazionale, è necessario che il Segretario Generale dell’OMS ci mandi un invito. L’abbiamo fatto tra il 2009 e il 2016, quindi non è difficile. E se vogliono spingere per una votazione, penso che la votazione possa avere luogo. Ma non pensiamo che sia necessario seguire questa strada”.
Troppe ombre sugli sviluppi e sulla successiva gestione della pandemia, a cominciare dal ruolo della Cina: la risoluzione chiede sia identificata la fonte zoonotica del virus e le modalità di diffusione.
Nel documento non figurano accuse esplicite alla Cina, ma tra le righe si leggono i dubbi sulla deflagrazione dell’epidemia e la mancata individuazione del paziente zero a Wuhan. Per essere approvata, la risoluzione deve avere il consenso dei due terzi dei componenti dell’assemblea.
Fonte: Euronews