La fase 2 non riaccende i motori di un’industria che vale il 13% del Pil. Solo nei tre mesi primaverili perduto un terzo della spesa potenziale di viaggiatori stranieri.
Per il “dopo-crisi” strategico l’accordo tra Eurostat, Airbnb, Booking, Expedia e Tripadvisor per l’accesso a dati unici e affidabili sul turismo
La fase 2 non riaccende i motori del turismo e dei viaggi, settore relegato dal decreto del 25 marzo tra i “non essenziali” e, dunque, costretto al blocco anti-contagio da cui sono stati esclusi solo gli alberghi. Si tratta, come ricordato a più riprese nelle settimane della crisi, di un sistema che esprime il 6% del valore aggiunto nazionale (88 miliardi), e consumi interni per oltre 146 miliardi secondo i dati più recenti del Conto satellite del Turismo (CST) di Istat. Il comparto occupa quasi 283mila addetti, di cui 220mila dipendenti.
In un focus pubblicato nei giorni scorsi l’Istituto di statistica Istat, incrociando dati del CST con l’Indagine sul turismo internazionale della Banca d’Italia, ha rivelato che nel 2019 tra marzo e maggio i soli viaggiatori stranieri avevano speso in Italia circa 10 miliardi. Incassi che quest’anno si sono azzerati.
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